The Gathering

Non sono certo fra questi, anzi, il mio apprezzare particolarmente taluni artisti mi porta ad essere particolarmente critico nei loro confronti quando questi non si esprimono come potrebbero. E' uno dei grandi dilemmi della critica, se il giudizio su un'opera debba tenere conto del range di capacità di chi l'ha prodotta o no, e io propendo per la prima ipotesi.

() si presenta in modo quantomeno peculiare. Un disco senza titolo, con otto canzoni senza titolo (in realtà ce l'hanno, ma non sono sul libretto), con un booklet di sole pagine bianche, cantato in una lingua inventata appositamente (che era già stata utilizzata, a dire il vero, nella traccia omonima di Von; non si tratta in realtà di una vera lingua, ma di un insieme di suoni senza significato atti solo a ben combinarsi con la musica: quello che dovrebbero fare i Verdena, insomma). Purtroppo, tale innovazione esteriore si scontra con un passo laterale -piuttosto che in avanti- riguardo gli effettivi contenuti del disco, che ha momenti intensissimi ma non aggiunge nulla, se non una manciata di ottime canzoni, a quell'Agætis Byrjun di cui non possiede la freschezza nè la forza epifanica, per stupendi che possano essere gli episodi. Resta comunque un disco consigliato, anche se non è quello da cui inizierei a conoscere la band islandese.

E poi non capisci i testi, in cui è racchiusa buona parte della sfolgorante bellezza di quel disco.